Da un nuovo modello animale una possibile strategia terapeutica per la sindrome di Richter
La leucemia linfatica cronica è una malattia eterogenea dal punto di vista clinico, per la quale esistono diversi regimi terapeutici che nella maggior parte dei casi ne consentono il controllo. In una minoranza di casi, però, la malattia evolve verso una forma più aggressiva, chiamata sindrome di Richter. Si tratta di un linfoma diffuso a grandi cellule B che non risponde ai trattamenti. Studiare questa sindrome non è facile, sia perché i pazienti sono pochi, sia perché manca la possibilità di studiarla in un animale di laboratorio dove sia possibile ricapitolarne gli aspetti. Un vuoto che è stato colmato dal lavoro del gruppo di ricerca di Tiziana Vaisitti dell’Università di Torino. Grazie allo sviluppo di un nuovo modello sperimentale, i ricercatori hanno mostrato l’efficacia antitumorale della combinazione di due farmaci che colpiscono vie molecolari importanti per questa sindrome. I dati dello studio, sostenuto da Fondazione AIRC, sono stati pubblicati sulla rivista Blood.
“Abbiamo sviluppati topi PDX, acronimo inglese che in italiano sta per xenotrapianti derivati da pazienti. In pratica in questi animali vengono impiantate cellule di tumori umani che danno origine a una massa tumorale. Da tale massa si possono poi derivare linee cellulari da crescere in coltura per studi di maggiore dettaglio” spiega Vaisitti. “Abbiamo anche verificato che inoculando le cellule tumorali per via endovenosa si ottengono animali in cui è possibile mimare in modo accurato la malattia umana.” Disporre di questi topi permette di caratterizzare le cellule tumorali dal punto di vista genetico e molecolare, per capire i meccanismi alla base di insorgenza e progressione della malattia, e valutare l’effetto di determinati farmaci.
In particolare, Vaisitti e collaboratori hanno testato la combinazione di duvelisib e venetoclax, due farmaci già in uso clinico e in sperimentazione per le forme più aggressive di leucemia linfatica cronica e che agiscono inibendo due vie molecolari coinvolte in questo tipo di tumori. Dopo aver identificato tra gli xenotrapianti a disposizione quelli che presentavano i bersagli di questi farmaci, i ricercatori hanno trattato alcuni animali con i singoli composti e altri con una combinazione dei due. “In tutti i casi c’è stato un effetto antitumorale, particolarmente evidente utilizzando duvelisib più venetoclax: già pochi giorni dopo abbiamo assistitito a un blocco della crescita seguito da regressione del tumore.” Si può quindi immaginare un allargamento alla sindrome di Richter degli studi clinici in corso con questi farmaci e un utilizzo dell’eventuale presenza di queste molecole bersaglio come biomarcatori per indirizzare il trattamento.
“Il lavoro con colture di cellule è sempre il primo passo, ma per la sindrome di Richter non c’erano linee cellulari rappresentative. Sviluppare questi topi è stato l’unico modo per cominciare a studiarla in dettaglio” chiarisce Vaisitti. “Se ulteriori restrizioni alla sperimentazione animale impedissero questo tipo di ricerca, dovremmo limitarci a una raccolta preliminare di dati a partire dalle cellule prelevate dai pazienti: dati che poi sarebbero utilizzati da altri gruppi, in altri paesi, per progetti più orientati alla clinica.”
Titolo originale dell’articolo: Synergistic efficacy of dual PI3K-d/g inhibitor Duvelisib with Bcl2 inhibitor Venetoclax in Richter’s Syndrome PDX models
Titolo della rivista: Blood
Data di pubblicazione originale: 30 marzo 2021